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Rosso Istanbul - Recensione

  • Serena
  • 29 mag 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

«Lo sapevi che in Giappone, quando si riparano le ceramiche rotte, non si nasconde il danno ma lo si sottolinea, riempiendo d’oro le linee di frattura?» le chiede Gül distogliendola dai suoi pensieri. «Perché credono che quando qualcosa ha subìto un danno e ha una storia, diventi più bella. Riluci d’oro dove la vita ti ha scheggiato. Se solo fosse vero, se funzionasse davvero così... »”

Ferzan Özpetek, regista e sceneggiatore turco, famoso in Italia per aver diretto una dozzina di film di successo, spesso lodati dalla critica con numerosi premi, ma giudicati in modo controverso dal pubblico, ha pubblicato il libro Rosso Istanbul nel 2013: una vera e propria dichiarazione d'amore alla sua città natale, la perla che divide Occidente e Oriente.

Un regista, che vive a Roma, decide di prendere l'aereo e tornare nella propria patria; il ritorno a casa accende i vari ricordi del passato nella sua mente: la madre, donna borghese malinconica, il padre misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso in seguito, la nonna chiamata "principessa ottomana". Il protagonista ritrova gli amici del passato, il primo aquilone, i pomeriggi al cinema, i primi baci, le estati sul Mar di Marmara e quell'indimenticato primo amore, proibito e perduto.

Lui vorrebbe ripartire subito, ma la città lo trattiene grazie al destino; il suo cammino s'intreccia con quello di una donna con cui aveva fatto il viaggio in aereo assieme. Lei è il viaggio di lavoro, in compagnia del marito e di una coppia di giovani colleghi. Per la donna, Istanbul segnerà il cambiamento della sua vita, la scoperta dell'ebbrezza di una nuova libertà.

La narrazione, dopo lo slancio iniziale, si svolge su binari paralleli che culminano nel finale incontro.

Un romanzo veloce e incisivo, una piacevole sorpresa l'Ozpetek scrittore che mantiene, nell'esposizione narrativa, lo stile particolare usato nei suoi film. Una scrittura asciutta, con toccanti momenti e spunti poetici.

La parte più riuscita è sicuramente quella autobiografica, in cui il regista racconta la propria storia personale, mentre quella di Anna risulta a tratti forzata.

Dopo averlo letto viene voglia di prendere l'aereo e visitare questa magnifica città, descritta in maniera dolce dall'autore.

Fondamentalmente è un libro sul valore dell'amore, sul recupero nostalgico, e a tratti malinconico, del passato, e sull'idea che ci sia sempre una speranza, anche dopo un grande dolore. La vita continua.

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