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Hotel Gagarin - di Simone Spada Recensione

  • Serena
  • 18 giu 2018
  • Tempo di lettura: 1 min

"Se vuoi essere felice, comincia" (Lev Tolstoj, teaser del film)

Cinque italiani squattrinati (Amendola, Argentero, Battiston, Bobulova, D'Amico) vengono convinti da un produttore a partire per l'Armenia, per girare un film; i cinque non c'entrano nulla con il cinema, sono un elettricista, un fotografo di matrimoni, un professore frustrato, una truffatrice e una prostituta.

Giunti in loco scoprono che il produttore è scappato con i soldi del fondo europeo e il film si rivela una bufala; inoltre, l'hotel in cui sono ospitati è sperduto nella neve e fuori scoppia una guerra.

I loro sogni di gloria vengono infranti, rimangono senza denaro, senza la possibilità di tornare in patria e sorvegliati a vista dall'esercito.

In questa "bolla" di sospensione, il film si tramuta in qualcosa di più surreale: un vecchio del villaggio giunge all'hotel, avendo saputo della presenza della troupe, e rivela il proprio sogno, riprodurre il primo volo nello spazio (svolto da Yuri Gagarin nel 1961). Il gruppo, con l'uso delle attrezzature presenti nel teatro dell'albergo, aiutano l'anziano a realizzare il proprio desiderio; da qui una lunghissima serie di persone si presenta al cospetto dei protagonisti per concretizzare le proprie personalissime fantasie.

Il film si rivela così un percorso poetico, un viaggio di formazione che modifica l'animo e la vita dei personaggi: chi conosce l'amore, chi si apre mentalmente, chi rafforza la propria autostima.

Una commedia malinconica sulla rinascita, sui cambiamenti di vita, sulla scelta di essere felici.

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